Sbiancamento dentale: che cos’è

Lo sbiancamento dentale è un trattamento odontoiatrico estetico volto a ripristinare il colore naturale dei denti, il cui smalto può essere stato alterato o danneggiato da diversi fattori, legati per lo più alle abitudini personali dei pazienti.

A questo primo tipo di trattamento cosmetico si affiancano poi altre tipologie di cure, finalizzate a risolvere eventuali alterazioni del colore dello smalto dei denti, dovute a particolari patologie o terapie a base di antibiotici.
I prodotti utilizzati durante il trattamento contengono principalmente perossido di idrogeno (comunemente nota come acqua ossigenata) e perossido di carbammide (composto da acqua ossigenata e urea), impiegati differentemente a seconda della tecnica che si vuole utilizzare e delle esigenze del paziente. È importante però sottolineare che lo sbiancamento dentale agisce solo sui denti naturali e non su protesi o otturazioni.

Chi può svolgere l’operazione?

L’operazione di sbiancamento può essere effettuata, previa visita e valutazione dell’odontoiatra, sia da igienisti e dentisti specializzati, con strumentazione e prodotti adeguati, sia in maniera più autonoma dal paziente a casa.

In ambulatorio, quando lo sbiancamento viene effettuato dal dentista o dall’igienista, possono essere sottoposti a sbiancamento sia i denti vitali che quelli devitalizzati. Per i primi l’operazione prevede l’applicazione sui denti di perossido di idrogeno ad alta concentrazione (circa il 40%), unita all’utilizzo di lampade o laser che vanno a coadiuvare l’azione del gel. Per i denti devitalizzati, invece, è necessario accedere alla polpa dentale praticando un foro sulla parete palatale del dente, in quanto il gel sbiancante va inserito direttamente al suo interno. In questo caso si utilizzano sia perossido di idrogeno che perossido di carbammide in varie concentrazioni, in base alle esigenze.

Per quanto riguarda, invece, la tecnica domiciliare, il dentista rileverà due impronte delle arcate dentarie del paziente, che saranno caratterizzate dalla presenza di serbatoi necessari a contenere il gel sbiancante.
Il paziente avrà quindi il compito di posizionare il gel sulle mascherine e indossare poi quest’ultime dalle 4 alle 8 ore tutti i giorni per circa due settimane. Naturalmente, la durata di applicazione giornaliera e la durata del trattamento dipenderanno dalla concentrazione di perossido di idrogeno e/o carbammide utilizzato e dalla gravità dell’alterazione dello smalto dentale.

L’importanza di affidarsi a un professionista

In commercio esistono, inoltre, diverse soluzioni fai-da-te per rimuovere superficialmente le macchie (come dentifrici abrasivi o kit sbiancanti), anche se dentisti professionisti e igienisti sconsigliano sempre di affidarsi a queste soluzioni. Il loro utilizzo, infatti, offre solo un rimedio temporaneo e superficiale al problema, senza agire in profondità, cioè sull’eliminazione dei pigmenti che causano i denti gialli. Senza considerare che, se usati in maniera sbagliata, questi strumenti possono provocare danni permanenti ai denti, in quanto l’uso improprio di idrossido di idrogeno può danneggiare l’integrità dello smalto. Per questo motivo il Regolamento (CE) n. 1223/2009 e il Regolamento (UE) n. 344/2013 hanno introdotto, a partire dall’11 luglio 2013, alcune modifiche riguardanti i prodotti per lo sbiancamento o lo schiarimento dei denti, stabilendo che con concentrazione maggiore allo 0,1 % e  inferiore al 6 % di perossido di idrogeno non possono più essere immessi sul mercato come tali ma solo come cosmetici e non possono essere venduti al consumatore finale.

In conclusione, per lo sbiancamento dentale è sempre meglio affidarsi a un professionista, l’unico in grado di utilizzare gli appositi prodotti e nelle giuste misure, e l’unico che può garantire una corretta igiene orale prima del trattamento. La pulizia dentale, infatti, non sostituisce lo sbiancamento e, anzi, deve necessariamente precederlo.